Eugenio Giliberti

mostre collettive / 2017 Per formare - the show must go on / Madre - fondazione Donnaregina per le arti contemporanee / Napoli / a cura di Andrea Viliani




Eugenio Giliberti - Cerimoniale (sala della potatura) 2017 dimensioni ambientali (un momento del montaggio)
installata nella sala 7 del secondo piano del museo Madre, l'opera è composta da centinaia di piccole sezioni di ramo ricavate dalla potatura dei meli della masseria varco disposti in una griglia di 20 cm di lato sormontanti un lambris di legno dipinto di bianco.

Per_formare una collezione: The Show Must Go_ON presenta le opere di più di 50 artisti allestite al secondo piano del museo in un percorso integrato che, pur nell’autonomia delle singole pratiche artistiche, approfondisce e rilegge da nuovi punti di vista anche opere e documenti già presentati in collezione:

il ruolo della parola e del linguaggio nello spazio fisico e sociale;
l’auto-rappresentazione dell’artista, la sua multiforme mitologia e mitografia contemporanee, riallestendo fra l’altro insieme le cinque versioni in collezione di La Rivoluzione siamo Noi, 1971, di Joseph Beuys e il ritratto dell’artista tedesco realizzato da Andy Warhol nel 1980, Beuys by Warhol;
l’attivazione narrativa e performativa dell’opera, operando nelle relazioni fra arti visive, performance e teatro;
le pratiche della scultura e della pittura fra l’affermazione delle Neo-Avanguardie processuali e concettuali degli anni Sessanta e Settanta, il ritorno alla pittura degli anni Ottanta (con la riscoperta di elementi come tradizione, folklore e manualità all’inizio, presagio di un possibile arcaismo contemporaneo opposto al dominio digitale), fino agli esiti attuali di una pittura posta ai limiti del fare individuale e immersa nei processi relazionali e di coinvolgimento pubblico;
il ruolo della Storia, in particolare rispetto alle dinamiche contrapposte fra identità e alterità, stanzialità e migrazione, partecipazione e esclusione dei meccanismi di potere propri sia del “secolo breve” (il XX secolo appena concluso) che del “villaggio globale” contemporaneo; le fluttuazioni fra analogico e digitale, bi- e tri-dimensione, con particolare riferimento alla pratica video-fotografica; le relazioni fra arte, architettura, design, in particolare in relazione alle forme radicali che ripensano il nostro vivere collettivo e ai loro stimoli contemporanei.
In occasione di questo capitolo, la collezione del Madre si arricchisce di opere storiche e di nuove commissioni degli artisti:  Lucas Ajemian, Kai Althoff, Francesco Arena, John Armleder, Darren Bader, Eli Begen, Nina Beier, Monica Bonvicini, Gregorio Botta, Paolo Bresciani, Sol Calero, Antoine Catala, Maurizio Cattelan, Mathew Cerletty, Maria Adele Del Vecchio, Eugenio della Croce, Amelia Diacono, J.W. Dibbi, Alberto Di Fabio, Gerardo Di Fiore, 

Roe Ethridge, Pierpaolo Falone, Sergio Fermariello, Ilaria Fincantieri, Urs Fischer, Anselm Fuchs, Ganzbrot Kollektiv, Jef Geys, Eugenio Giliberti, Judith Goudsmit, Leila Heidari, Corin Hewitt, KAYA (Kerstin Brätsch-Debo Eilers-Kaya Serene), Barbara Kasten, Marc Kokopeli, Runo Lagomarsino, Greta Lauber, Mark Leckey, Sherrie Levine, Pietro Lista, Emilio Mazzerano, John McCracken, Alessandro Mendini, Aurelie Messerin, Jonathan Monk, Alvise Monserrato, Anca Munteanu Rimnic, Marcella Musacchi, Katharina Sieverding, Michael E Smith, Heji Shin, Martine Syms, Rosemarie Trockel, Elio Waschimps, John Wesley, Christopher Williams, Micheal Zahn.