Eugenio Giliberti

mostre personali / 2006 Contrada Cavalchina 1491 / Galleria Milano / Milano / a cura di Marco Meneguzzo


Eugenio Giliberti scrive a Marco Meneguzzo, Marco Meneguzzo scrive a Carla Pellegrini…

 

Hai in mente la galleria. Io ci sono entrato la prima volta dall'ingresso di via Manin. Molto romantico. la prima sala dopo l'ingresso ha una boiserie di legno scuro. E' una sala quadrata, di circa sei metri per sei.

Quella sala mi è rimasta impressa nonostante l'ingombro delle brutte scrivanie bianche con i computer. E' l'ufficio di Toni. Tolto quell'ingombro restano i due mobili tecnici per i disegni. Due grandi cassettiere. Non belle ma pertinenti. Poi ci sono due vecchie vetrine. graziose. Interessanti le decorazioni pittoriche, che nella mitologia della famiglia proprietaria dell'immobile figuravano come dei Manet.  Incredibile come ci si attacchi a questa storie nelle vecchie famiglie che vogliono riconoscere la grandezza in ogni dettaglio e scambiano un onesto lavoro di decorazione liberty per un dipinto d'autore.

Per le tre grandi sale della Galleria Milano Eugenio Giliberti ha ideato espressamente un complesso percorso concettuale e visivo che consente di entrare nella sua poetica, già evidenziata nella mostra personale a Castel Sant’Elmo a Napoli di due anni fa. Giliberti lavora sui “luoghi”: trova tracce, preesistenze, memorie dell’attraversamento dei luoghi da parte dei loro abitatori, e le trasforma in una narrazione che si coagula attorno a singoli oggetti – come potrebbe essere un modello del luogo stesso,

Entrando nella sala che precede l'Ufficio di Carla, ti ricordi che si tratta di una sala quadrata, più o meno della stessa dimensione della boiserie, per terra un modello architettonico, grande, circa 100 Kg di plastilina bianca, rappresentante l'edificio che ospita la galleria.

"plastilina" - opera i, della serie delle plastiline rappresentante il fabbricato che ospita la galleria Milano.