articolo pubblicato in occasione delle mostre "numeri insetti celle", personale presso la galleria Parkaus di Düsseldorf e la collettiva "Drawings" presso il Kunstverein di Ludwigsbueg - 2002
A
DÜSSELDORF
E
LUDWIGSBURG
Pasquale Esposito
Dalla Casina pompeiana in Villa comunale, dalla chiesa del Pendino a via Duomo,
da Napoli -insomma - a Düsseldorf ed a Ludwigsburg: Eugenio Giliberti, da
qualche tempo assente in città - dove è attivo non solo come artista ma anche
come promotore di campagne di mobilitazione della società civile - è di scena
(fino a fine settembre) in Germania, dove i suoi insetti (tema caro alla sua
ricerca stilistica) hanno letteralmente stregato i visitatori della galleria
Parkhaus, dove hanno recentemente esposto Gilbert and George e Silvye Fleury.
«Numeri, insetti, celle» è il titlolo della rassegna in corso a Düsseldorf, dove
Giliberti ha disegnato e dipinto su una parete di 10 metri per 3
novecentonovantasei piccole zanzare, disegnate a matita e colorate ad
acquerello: quelle stesse che avevano impressionato a Castel sant’Elmo («Castellinaria»)
ed al Museo Pecci di Prato.
«Ho scelto - racconta l’artista - di organizzare il disegno secondo un rigido
ordine geometrico occupando interamente la parete della sala che si affaccia sul
parco per eliminare ogni drammaticità nella composizione. Al visitatore a prima
vista l’opera deve apparire come una pura decorazione, come un cielo stellato.
Solo al secondo sguardo le stelle si rivelano per quel che sono,
rappresentazioni minuziose di pericolose zanzare tigre». Questi insetti,
temutissimi, sono per Giliberti la metafora di un’arte che sfugge al
compiacimento, al ruolo di ”decorazione politica”, per affermare la sua
autonomia e la sua organica scomodità.
Da Düsseldorf a Ludwigsburg, dalla zanzare-metafora ai quadratini colorati: al «Kunstverein»
Giliberti - promotore con Nino Longobardi e Mario Franco di «Pompeiorama» alla
Casina pompeiana - è presente in una importante collettiva internazionale («Drawings»)
curata da Agnes Kohlmeyer, direttrice dell’importante struttura al centro della
cittadina barocca alle porte di Stoccarda. Giliberti è in buona compagnia,
espongono infatti con lui uil suafricano William Cantridge, Marisa Merz,
Giovanni Rizzoli, Kiki Smith (Usa), lo spagnolo Bernardì Roig e l’austriaco
Oltto Zitko. L’artista napoletano presenta (fino all’8 settembre) «680.400
quadratini colorati», un diponto su carta divenuto cleebre, con il quale ha
foderato un’intera parete della sala 2 del museo. L’opera proviene dal Canada e
pare che stia per essere acquisita da una importante collezione tedesca:
«Consiste - informa Giliberti - in 60 metri quadrati di fittissimi disegni
comnbinatori, costati quattordici mesi di lavoro tra il ’94 e il ’96, quando fu
esposto per la prima volta alla galleria «Th.e». a piazza del Gesù, una meteora
purtroppo scomparsa dal panorama artistico napoletano dopo aver regalato alcune
memorabili mostre al pubblico».
È un dipinto che piace al suo autore, che lo ha eseguito con una particolare
pittura a cera: «Dieci colori in tre trittici - commenta — Sembra un problema
facilmente risolvibile se non fosse che questi elementi possono darsi in 2.800
combinazioni di base, lo spartito dell’opera, in 75.600 combinazioni complessive
e, appunto, in 680.400 quadratini colorati».