Eugenio Giliberti / mostre personali / L'albero di Pitlo


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la mostra è stata velocemente allestita per la riapertura di numerose gallerie napoletane, dopo le restrizioni dovute all'epidemia del COVID 19, del 18 maggio 2020. Vi si espone parte di un nuovo progetto (FDD 2019 / 2020) facente parte della serie data base, insieme al disegno di un albero caduto nella stagione 2018 / 2019, l'albero n° 5 del meleto. Il disegno dell'albero mancante nel nuovo data base è lo spunto per comunicare  la ricerca in atto di un quadro di Gabriele Smargiassi , allievo di Anton Smink Pitloo, che Giliberti intende riprodurre per una prossima mostra.
Data base segue attraverso la fotografia, il disegno e la pittura, l'evolvere della coltivazione dei meli della Masseria Varco.
questa volta si tratta di  foto - disegni digitali, in cui sono rappresentati alcuni alberi (dal n° 1 al n° 8) in tre serie di immagini per un totale di 21 elaborati digitali stampati ciascuno in 100 copie firmate e numerate.
L'intero ciclo di foto - disegni digitali (FDD) è in corso di realizzazione ed interesserà tutte le piante del meleto (circa 100)
una serie speciale è riservata a un numero ristretto di interlocutori, (50) coinvolti in una sorta di gioco a distanza che prevede l'autoproduzione delle stampe digitali, inviate via mail via via che il lento lavoro di preparazione delle immagini procede.

L’albero di Pitlo

 

L’albero caduto, dipinto di scorcio da Gabriele Smargiassi, aveva attirato la mia attenzione.

Mi sembrò di riconoscervi un particolare di un quadro di Pitloo, “monaci nel bosco di Sant’Efremo”, un quadro che ho molto frequentato fin dall’infanzia.

Smargiassi, l’allievo.

Cerco notizie di quel quadro da diversi anni, prima di tutto per confermare la mia intuizione, poi per riprodurre l’albero di Smargiassi che lì è il solo oggetto dell’immagine, come lo sono i miei meli del “database”. Come il mio n. 5, caduto nella scorsa stagione.

Nell’ipotetica, per ora, mia grande mostra che si chiamerà “Orto Civile” e racchiuderà, tra l’altro, tutta l’esperienza della mia vita in campagna, questo quadro non potrà mancare.

Un cerchio che si chiude in una singolare coincidenza: Anton Pitlo, che al suo cognome aggiunse una o per non perdere il vantaggio dell’essere straniero, ché il semplice Pitlo aveva sonorità troppo italiana, muore nel giugno del 1837, un altro forestiero la aveva preceduto solo di otto giorni, era il mio dirimpettaio Giacomo Leopardi. Tutti e due, oggi, miei fratelli minori

 

Eugenio Giliberti

 
    riproduzione dell'invito
Foto della mostra
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