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Caro
Eugenio, In alto nel Castello
Conversazione con Aldo Iori
Ancora una volta al castello: in alto, sopra l’immensità di un’umanità che
segue il limite di un mare che preme l’orizzonte. La prima volta in quelle
geometrie quasi vent’anni fa, con un artista milanese che spero tu ami quanto
me. La mostra poi non si fece e il castello si aprì all’arte molti anni dopo. Mi
rimasero solo qualche foto, le sue parole e il suo entusiasmo per quegli spazi
ove avrebbero dovuto essere collocate opere che poi videro la luce nella reggia
sul monte di fronte. L’ultima volta a vedere le due grandi zanzare che
replicasti a Prato. Stavolta per le “zanzarine”, come le chiami tu.
Un caldo veramente anomalo. Il sole sembra più forte. Il riverbero della pietra
acceca e se si guarda il mare diviene insostenibile. Le isole galleggiano
pallidissime su di un orizzonte oramai inesistente.
Entrare nella stanza è piacevole: quasi fresco. Sono curioso di scoprire queste
tue nuove creazioni. Alle pareti, le immagini delle zanzare mi avvolgono e mi
sorprendono per la loro densità: esse ricoprono tutta la superficie muraria come
fosse un antico gioco decorativo. Mi parli di cielo stellato come nelle sale
gotiche, in quelle cappelle visitate insieme in Umbria. Sento differente lo
spazio:
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testi
Questione di metodo
Angela Tecce
Caro Eugenio, In alto nel
Castello
Conversazione con Aldo
Iori |